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Olio d’oliva, il crollo della produzione. In Abruzzo meno 20%

L’Abruzzo perderà quasi tremila tonnellate per colpa del maltempo. Le stime diffuse al villaggio della Coldiretti.

L’Abruzzo perderà quasi tremila tonnellate per colpa del maltempo.se. Per effetto del gelo invernale e dei venti durante la stagione della fioritura, la regione perderà quasi tremila tonnellate di olio. Si passa dalle 14.464 tonnellate prodotte nel 2017 alle 11.571 del 2018, con una diminuzione del 20%. Nel resto d’Italia la situazione non è migliore, al punto che le produzioni di olio di oliva Made in Italy quest’anno saranno di 264.101 tonnellate, meno il 38% dello scorso anno, quando la produzione si è assestata a 428.920 tonnellate. Un valore, insomma, vicino ai minimi storici.

Le previsioni sono state divulgate dall’Ismea nella giornata nazionale dell’extravergine italiano, durante il villaggio contadino della Coldiretti al Circo Massimo a Roma. Tra le tante iniziative anche un workshop organizzato ieri pomeriggio, intitolato “Ulivi, paesaggio, economia: l’intreccio infinito” con l’intervento dell’assessore abruzzese all’agricoltura Dino Pepe, la docente di urbanistica del dipartimento di Architettura dell’università di Chieti Pescara Ottavia Aristone e il presidente dell’Unaprol David Granieri.

E poi laboratori, incontri tematici e panel test nell’oleoteca del villaggio contadino, in cui sono stati esposti anche i principali oli extravergini d’Abruzzo tra cui le tre Dop e le “cultivar” autoctone come la Dritta, la Gentile, la Carpinetana, l’Intosso e la Toccolana.
Secondo Coldiretti a pesare sulla campagna olivicola appena iniziata saranno sicuramente il gelo invernale di Burian e i venti accompagnati dalla pioggia durante la fioritura che hanno ridimensionato pesantemente i raccolti anche se le previsioni classificano l’Italia come secondo produttore mondiale nel 2018/19.

I dati italiani

La Puglia si conferma la principale regione di produzione, con 87mila tonnellate, nonostante il calo del 58%, mentre al secondo posto si trova la Calabria, con 47mila tonnellate e una riduzione del 34%. Sul gradino più basso del podio c’è la Sicilia dove il taglio è del 25%, per una produzione di 39mila tonnellate, mentre in Campania il raccolto è di 11,5 mila tonnellate, in riduzione del 30%. Al centro diminuisce a 11,6 mila tonnellate la produzione in Abruzzo (-20%) e a 14,9 mila tonnellate nel Lazio (-20%) mentre aumenta a 17,8 mila tonnellate in Toscana (+15%) come nel nord dove complessivamente si registra un aumento del 30%.
L’ondata di maltempo del 2018 ha provocato almeno 25 milioni di piante di ulivo danneggiate dalla Puglia all’Umbria passando per l’Abruzzo (in cui lo scorso anno si era avuta una importante perdita quantitativa dovuta alla neve) e il Lazio con danni fino al 60% in alcune zone.

Secondo Coldiretti Abruzzo la perdita di produzione, pur non incidendo sulla qualità del prodotto finale, avrà ripercussioni in termini economici su un comparto che, in regione, conta circa 6 milioni di piante su circa 46mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila che coltivano prevalentemente olivo, oltre 350 frantoi e tre Dop presenti nelle province di Chieti (Colline Teatine), Pescara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Pretuziano delle colline teramane).«Numeri importanti», sottolinea Coldiretti Abruzzo, «che fanno i conti con una realtà aziendale variegata, che oscilla da una minoranza di imprese specializzate alle aziende a conduzione familiare fino ad arrivare ai numerosissimi “agricoltori della domenica” che si limitano a raccogliere i frutti della terra senza investimenti o lavorazioni del caso. Il 75% delle aziende in Abruzzo è di piccole dimensioni».

Ma a preoccupare la Coldiretti sono le conseguenze della diminuzione del prodotto, che di certo provocherà l’aumento della presenza sul mercato di olio di provenienza estera. In tal senso, le precauzioni da prendere prima di scegliere un olio sono almeno tre: guardare con più attenzione le etichette; acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, che hanno qualità garantita e standard certificati; acquistare direttamente dai produttori organizzati in tutta la filiera che specificano in etichetta “olio extravergine” e “100%.

Fonte: Il Centro

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